patativa autobiografia opera contesto critica traduzioni

Io, Antônio Gonçalves da Silva, figlio di Pedro Gonçalves da Silva, e di Maria Pereira da Silva, nacqui qui, nella terra denominata Serra di Santana, che dista tre leghe dalla città di Assaré.

Mio padre, agricoltore molto povero, possedeva un piccolo appezzamento di terra, il quale dopo la sua morte fu diviso tra i cinque figli rimasti, quattro maschi e una femmina. Io sono il secondo figlio.

Quando compii otto anni rimasi orfano di mio padre e dovetti lavorare molto, a lato di mio fratello maggiore, per mantenere i più giovani, poichè ci ritrovammo in completa povertà.

All'età di dodici anni, frequentai una scuola molto arretrata, nella quale passai quattro mesi, ma senza interrompere molto il lavoro come contadino.

Lasciai la scuola leggendo il secondo libro di Felisberto de Carvalho e da quel tempo ad oggi non ho frequentato più nessuna scuola, però mi sono sempre interessato alla letteratura, quando ne ho trovato il tempo.

Sin da molto piccolo sono stato innamorato della poesia, dove qualcuno leggesse versi dei io dovevo fermarmi ad ascolare.

Tra i tredici e i quattordici anni cominciai a fare dei versettini che servivano come divertimento per gli abitanti di là in collina.

A sedici anni comprai una chitarra e cominciai a cantare improvvisazioni, visto a quel tempo io già improvvisavo, glossando le frasi che gli interessati mi presentavano.

Non volli mai far della mia musa una professione, ho sempre cantato, glossato e recitato quando qualcuno mi invita per tal ragione.

Quando avevo una ventina d'anni, il nostro familiare José Alexandre Montoril, che abita nello stato del Pará, venne a visitare Assaré, che è la sua terra natale, e avendo sentito parlare dei miei versi, venne a casa nostra e chiedette il permesso a mia madre, perché potessi andare con lui nel Pará, promettendo di pagare tutte le spese.

Mia madre, sebbene piangendo molto, mi affidò a quel suo cugino, il quale fece ciò che aveva detto, trattandomi così come si tratta un figlio.

Arrivando nel Pará, quel parente mi presentò a José Carvalho, originario di Crato, che era notaio del principale studio notarile di Belém.

A quei tempi José Carvalho stava lavorando alla pubblicazione del suo libro O Matuto Cearense e o Caboclo do Pará ("Il cafone cearense e il meticcio del Pará"), che contiene un capitolo che si riferisce a me e al motivo del mio viaggio in Pará.

Passai in quello stato cinque mesi, durante i quali non feci altra cosa che cantare, al suono della chitarra, con i cantastorie e suonatori che là incontrai.

Di ritorno al Ceará, José de Carvalho mi diede una lettera di raccomandazione, da consegnare alla Dottoressa Henriqueta Galeno, la quale ricevendo la lettera mi accolse con molta attenzione nel suo salotto, dove feci canzoni partendo dalle frasi che mi erano suggerite.

Quando arrivai alla Serra di Santana, continuai la stessa vita di contadino povero; poi mi sposai con una parente e sono oggi padre di una numerosa famiglia, per la quale lavoro nella piccola porzione di terra che ho ereditato da mio padre.

Non ho tendenze politiche, sono solo nauseato dalle ingiustizie che continuo a notare da quando ho una qualche conoscenza delle cose, provenienti forse da una politica falsa, che resta fuori dai canoni di una vera democrazia.

Nacqui il giorno cinque di Marzo del 1909.

Persi la vista con l'occhio destro, nel periodo in cui si cambiano i denti, per una malattia, volgarmente conosciuta come mal di occhi.

Da quando cominciai a lavorare nell'agricoltura, fino ad oggi, non passai mai un anno senza seminare il mio campicello, solo non coltivai nulla quell'anno in cui ero nel Pará.


Antônio Gonçalves da Silva

(prefazione di Aqui tem coisa, 1973)